di
William Molducci
“Alt”
è il 28° album in studio di Renato Zero, pubblicato dopo essere
stato anticipato dal singolo “Chiedi” e dalla performance al
Festival di Sanremo. Il nuovo disco esce a distanza di tre anni dai
due precedenti capitoli di “Amo”, affrontando apertamente temi
attuali e scomodi quali fede, lavoro, disagio giovanile, ecologia,
giustizia sociale, degrado. Le parole iniziali di “Chiedi” si
possono considerare il manifesto dell’opera: “Chiedi,
di nascere tu chiedi, un’istruzione chiedi, lavoro e dignità.
Chiedi di avere degli eredi, un Dio nel quale credi, rispettabilità,
una certa autonomia, una vita solo tua, che nessuno ti stravolgerà,
la meritocrazia, giustizia e onestà, un mondo che funzionerà…”.
Renato Zero non è nuovo a
questi argomenti, nei tanti anni di carriera si è sempre distinto
per l’attenzione verso le minoranze, le discriminazioni e le
ipocrisie, in un certo senso si tratta di un ritorno alle origini,
anche se le difficoltà dei tempi odierni ne hanno allargato
enormemente la platea. Una canzone non risolve i problemi ma la
sensibilità di un artista è in grado di mostrarli nella loro
essenzialità.
Dopo
due anni di assenza Zero tornerà in tour, sono già stati annunciati
i concerti di giugno all’Arena di Verona, dove presenterà il suo
repertorio e i brani del nuovo album. I live di Renato sono sempre
stati un evento, il cui eco ha superato i confini nazionali, come
dimostrano i dati riportati dalla prestigiosa classifica statunitense
Billboard, nella boxcore chart.
Al
recente Festival di Sanremo Renato Zero ha proposto “Gli anni miei
raccontano”, uno dei brani più importanti del nuovo lavoro, una
ballata dove il cantante romano si racconta e pone gli obiettivi per
il tempo che ancora gli appartiene: “Gli
anni miei raccontano di notti che disegnano, quando sei più debole e
non ti sai difendere, eccomi qui in piedi un’altra volta, sarà
così fino a che esisterò, libero io può voler dire solo, ma nei
miei occhi ancora luce c’è quando torno da te…”.
“Alt”
è senza dubbio un concept album, come si usava nei primi anni ’70,
un disco in cui si racconta una storia e, in questo caso, l’epoca
attuale. Lo accompagnano in questo percorso validi autori e musicisti
quali Vincenzo Incenzo, Danilo Madonia, Maurizio Fabrizio, Phil
Palmer, Valentina Parisse, Luca Chiaravalli, Lele Melotti, Paolo
Costa, Valentina Siga.
“Rivoluzione”
è il pezzo tra cui autori c’è il chitarrista inglese Phil Palmer,
apprezzato musicista internazionale, già collaboratore, tra i tanti,
di Bob Dylan, Dire straits, Frank Zappa, Eric Clapton, Lucio
Battisti. Il
testo di “Rivoluzione” è uno dei più complessi, per via delle
argomentazioni trattate, dove si sollecita a non aspettare la manna
dal cielo, incitando a essere protagonisti del cambiamento, un
esigenza avvertita dai ragazzi di questo tempo. L’artista passa
simbolicamente il testimone della lotta ai giovani: “Rivoluzione
è il grido che solleverai e devi metterci la faccia finché puoi,
perché ho pagato il conto ai tuoi caffè, su la testa adesso tocca
te…”.
“Il
cielo è negli angeli” è uno dei pezzi che porta la firma di
Maurizio Fabrizio, storico musicista della scena italiana, e il
risultato non poteva che essere eccellente. L’orchestrazione dona a
ogni strumento il giusto equilibrio, al servizio di una melodia
incalzante, terreno fertile per la vocalità e i “messaggi” di
Renato: “Si può sempre
ritentare amica mia, che sarà tutto bello è forse una bugia, ma poi
bisognerà crederci…”.
La
canzone “In questo misero show” mette l’artista di fronte alle
sue responsabilità, la cui sincerità e buona fede non devono
prescindere dalla libertà espressiva e militante: “Finché
avrai voce tu, anche solo un respiro in più, rimani quaggiù in
trincea, che questa è la storia tua. Difendila! Difendila!”.
“Gesù”
è una preghiera laica, una lucida visione sulla violenza degli
uomini contro gli altri uomini, in cui spesso la religione è presa a
pretesto; non manca la richiesta finale del perdono, giusto epilogo
per una preghiera.
“Nemici miei”, brano
firmato unicamente da Zero, parla di politica o per essere più
precisi dei politici, rimproverati di nascondersi nelle auto blu e di
non offrire il buon esempio, invitandoli ad andare nei luoghi dove il
disagio è quotidiano.
Il
disco va ascoltato con attenzione per apprezzare al meglio “Il tuo
sorriso”, “Perché non mi porti con te”, “La voce che ti do”,
“Vi assolverete mai”, “La lista” e la malinconica “In
apparenza”: Dietro le tende c’è
più foschia, meno invadente si fa, il sole, forse la felicità, non
è una necessità. E se l’amore fosse stanco, pensiamo a quando fu
magia…”.
Nel
nuovo disco non ci sono giri di parole, Renato non fa sconti, è
diretto, come in “Rivoluzione”: Protesterai,
ogni tregua è finita oramai dalla sabbia la testa alzerai dritto al
cuore colpirai. Libererai quello che soffocavi in te la tua voce è
più forte se vuoi del silenzio e l’omertà”.
Indubbiamente Zero ha realizzato un lavoro interessante, coerente con
la sua storia, lontano dalle logiche di mercato senza alcun timore di
denunciare le storture e le contraddizioni dei nostri giorni.
L’artista romano si è rimesso in discussione affrontando tematiche
che dividono, raccogliendo consensi là dove si addentra nella vita
reale, con persone fatte di carne, ossa e sangue.
Non si tratta di arte sociale,
le metafore ci sono e viaggiano in compagnia di rime e sguardi
visionari, le melodie e i ritmi, pur essendo al servizio dei testi,
sono piacevoli, non “rivoluzionarie”, ma efficaci.
Renato Zero - Chiedi -
Official Videoclip:
Copyright by William Molducci
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