Le colonne sonore cult del cinema italiano horror
di
William Molducci
Fabio
Frizzi è conosciuto in tutto il mondo grazie alla collaborazione con
il regista Lucio Fulci, per il quale ha composto le colonne sonore di
numerosi film divenuti oggetti di culto: “Zombi 2”, ”Paura
nella città dei morti viventi”, “I 4 dell’apocalisse”,
“L'aldilà”. Nel 2003 Quentin Tarantino ha inserito, nel suo
“Kill Bill vol. 1”, un brano scritto da Frizzi (insieme al suo
trio dell’epoca) per “Sette note in nero”. Nel 1974, il
musicista bolognese debuttò nel mondo del cinema, scrivendo il
commento sonoro di “Amore Libero – Free Love” di Pierludovico
Pavoni, ma il grande successo arrivò grazie “Fantozzi”, il film
diretto da Luciano Salce, del cui seguito compose le musiche con
Franco Bixio e Vince Tempera, autori anche di “Febbre da cavallo”
di Steno, e il sequel del 2002, di Carlo Vanzina.
Nel
2013, Frizzi ha messo in scena “F2F - Frizzi To Fulci",
un’orchestra formata da 8 elementi che propongono dal vivo le
colonne sonore realizzate per i film horror di Lucio Fulci. La band
ha ricevuto consensi in tutto il mondo registrando spesso il tutto
esaurito, come per esempio alla Union Chapel di Londra, all’Egyptian
Theatre
di Los Angeles e al “The Chapel” di San Francisco. Del backstage
del tour americano è stato realizzato anche un film disponibile su
YouTube: “Frizzi 2 Fulci North American Tour 2015 - The movie”.
Fabio Frizzi è fratello del conduttore televisivo Fabrizio Frizzi.
Frizzi e la sua band in concert |
“Frizzi
2 Fulci”
ha debuttato alla Union
Chapel
di Londra, durante la notte di Halloween del 2013, com’è nato
questo progetto?
“Frizzi
2 Fulci” è uno spettacolo che ha avuto una gestazione lunga. Da
oltre dieci anni avevo l’idea di dedicare a un vecchio amico, un
regista che mi aveva insegnato moltissimo negli anni della mia
gioventù compositiva, qualcosa che raccontasse la sua storia e
ovviamente la nostra collaborazione. C’è voluta un po’ di
determinazione e di perseveranza, il momento giusto è arrivato. Nel
2013, con una grande selezione, ho allestito il gruppo di lavoro,
attingendo alla migliore generazione di musicisti romani. Durante
l’estate abbiamo fatto due anteprime in Italia e poi la notte di
Halloween 2013 eravamo a Londra, in uno spazio straordinario, la
Union Chapel, dove abbiamo avuto un consenso oceanico, una delle
emozioni più belle della mia vita professionale. Frizzi 2 Fulci è
un concerto, molto trasversale. C’è chi lo identifica come uno
spettacolo rock-prog, perché alcuni degli elementi creativi
dell’epoca erano di questo sapore. In realtà passa da tinte
completamente classiche a momenti decisamente pop e rock, grazie a
otto musicisti sul palco, la F2F band, batteria, basso, due chitarre,
due tastiere, una vocalist e il sottoscritto. A Londra e in alcuni
altri casi un gruppo di archi, che amplificano enormemente le
sensazioni classiche del repertorio. Dietro di noi, come fosse una
scenografia, in alcuni momenti del concerto scorrono le immagini più
importanti del film che stiamo raccontando. Una specie di cronistoria
di quella che è stata la collaborazione con Fulci; il tutto
inframmezzato da alcune delle mie colonne sonore più recenti, sempre
però nell’ambito del fantasy horror.
Fabio Frizzi fotografato da Floriana Ausili |
Lei
si è esibito all’’Egyptian
Theatre
di Los Angeles e al The Chapel di San Francisco, durante la recente
tournée negli Stati Uniti, com’è stato accolto dal pubblico
americano?
Dopo
un 2013 in cui il progetto nasce e un 2014 in cui si sviluppa con
altri momenti bellissimi, tra cui il Barbican di Londra e la scoperta
del nord Europa, il 2015 è l’anno in cui abbiamo incontrato i
nostri amici d’oltre oceano. Cinque date, tutte emozionanti e
bellissime. Entrare da protagonisti all’Egyptian Theatre di Los
Angeles, con un sold out praticamente immediato, il grande affetto
del pubblico ci ha riempito di gioia, ci siamo sentiti assolutamente
a casa. A San Francisco abbiamo suonato in un club con un nome
adattissimo al nostro spettacolo, ”The Chapel” (si tratta di una
vecchia cappella del secolo scorso) nello storico quartiere di
Mission. Uno spazio in totale sintonia con il nostro racconto.
Lontani dalle abitudini di tutti i giorni, eravamo nella patria di
molti dei nostri riferimenti professionali, parlando sia di musica
sia di cinema. Era una verifica, una specie di prova del nove,
riuscita perfettamente. E’ andata molto bene anche ad Austin,
Toronto (The Opera House) e Philadelphia. A San Francisco c’era un
entusiasmo pazzesco nel pubblico, oltre ogni possibile immaginazione.
Ed è stato l’unico concerto in cui i bis sono stati addirittura
cinque… Se li meritavano tutti!
Fabio Frizzi in sala d'incisione |
Lei
ha lavorato con Luciano Salce, uno dei maestri del cinema italiano
troppo spesso ignorato, com’è stato il vostro rapporto lavorativo?
Considerando
il periodo in cui ho cominciato a lavorare, l’inizio degli anni
’70, ho avuto la grande fortuna di conoscere molti maestri del
grande cinema italiano. Avere lavorato con Luciano Salce è uno dei
ricordi che porto con me non solo con piacere ma anche con un pizzico
di orgoglio. Con lui ci siamo conosciuti in occasione del primo
“Fantozzi”. Poi ci fu “Il secondo tragico Fantozzi”, il
commento in questo caso lo scrissi con il mio trio
Bixio-Frizzi-Tempera. Infine “Vieni avanti cretino”, di nuovo
come autore ‘solista’ della colonna sonora, un film icona
interpretato da Lino Banfi. “Fantozzi” nasceva come outsider,
Paolo Villaggio era un comico televisivo che riscuoteva un certo
successo, gli fu data la possibilità di raccontare un altro dei suoi
personaggi. La produzione mi coinvolse, facevo parte del vivaio di
un’importante società di edizioni musicali: decisero di affidarmi
il progetto. Salce era un regista piuttosto tranquillo, professionale
e sereno in tutte le fasi della produzione, un uomo con le idee molto
chiare. Era uno che portava la commedia, il teatro sul set e
interagiva con gli attori con grande complicità, essendo anche lui
un ottimo attore. C’è un piccolo aneddoto che ricordo sempre, un
“siparietto” avvenuto durante le ultime fasi di lavorazione di
“Fantozzi”. Stavo montando le musiche sulla scena, ci incontriamo
vicino al bar dello stabilimento, lui mi chiede come procede il
lavoro, io gli rispondo “Non ti preoccupare Luciano”. E lui: “E’
proprio quando mi dici non ti preoccupare che io mi preoccupo…”.
Qualche volta uso questa battuta ancora oggi, ma cito sempre la
fonte.
Frizzi 2 Fulci |
Febbre
da cavallo è un cult che periodicamente passa per televisione,
un’altra colonna sonora dove appare la sua firma…
“Febbre
da cavallo” è stato l’incontro con un altro grande maestro della
commedia all’italiana, il capostipite della famiglia Vanzina,
Stefano Vanzina, in arte Steno. Una giovane produzione capitanata da
Picchio Infascelli coinvolge me e il mio trio che è nato nel
frattempo (Franco Bixio, Vince Tempera e il sottoscritto) e partiamo
per questa esperienza. Ci divertimmo molto a farlo, si è trattato di
film eccezionale con alcuni giovani talenti come Proietti e Montesano
e tanti colossi della commedia all’italiana. Un vero onore
condividere un prodotto con quel tipo di cast. Il film quando uscì
nelle sale non andò benissimo, io ebbi la sensazione che non fosse
stato capito. Quando poi, proprio grazie alle tv locali, qualche anno
dopo cominciò una programmazione quasi isterica e il pubblico dei
più giovani si appassionò, si affezionò e “Febbre da cavallo”
divenne un film culto di una certa generazione, io e i miei due soci
ne fummo piacevolmente sorpresi. E’ stata una delle colonne sonore
che ha imperversato (e continua a imperversare) anche nelle suonerie
dei telefonini.
Fabio Frizzi gira il mondo con il suo "F2F" |
Fabio
Frizzi e Lucio Fulci, un binomio che ha prodotto Zombie 2, Paura
nella città dei morti viventi, L’aldilà e altri cult. Dopo tanti
anni si parla ancora di questi film e del commento sonoro…
La
collaborazione con Lucio Fulci è effettivamente uno dei punti
centrali della mia carriera. Fin dall’inizio Fulci ebbe un grande
consenso internazionale, una popolarità decisamente superiore a
quella avuta in patria, soprattutto in ambito fantasy horror. Il suo
stile registico è stato non solo apprezzato ma anche preso come
riferimento da tanti registi, giovani e meno giovani, in giro per il
mondo. Il mito di Lucio è cresciuto costantemente. E in questa zona
di culto sono entrate anche le colonne sonore che scandiscono la sua
cinematografia. La collaborazione con Fulci è una delle più lunghe
della mia vita di lavoro. Ci siamo incontrati con un western, “I
quattro dell’Apocalisse” nel 1975, l’ultimo episodio è stato
“Un gatto nel cervello” nel 1990. Quindici anni in cui la mia
carriera di compositore cresce e si consolida, anche grazie alla
scuola di questo fortissimo cineasta. Fare il compositore di colonne
sonore, scrivere musica per l’immagine, è un lavoro complesso,
artigianale, insidioso. Lucio ebbe il merito di guidarmi nella strada
della maturazione, insegnandomi a infrangere i limiti di un certo
manierismo, alla ricerca di una vera, libera, personalità creativa.
Fabio Frizzi e i master di una sua incisione |
Quali
film di cui ha scritto la colonna sonora sono conosciuti negli Stati
Uniti?
Proprio
grazie a Fulci e a tutti gli altri registi con cui ho collaborato nel
periodo del cinema di genere, negli Stati Uniti le mie musiche sono
arrivate quasi subito e molte persone hanno iniziato ad apprezzarle.
Con la diffusione della rete, negli ultimi 20 anni, mi sono reso
conto che alcuni film sono quasi venerati e che una certa curiosità
riguarda la mia carriera in generale. “Zombi 2”, “L’Aldilà”
e “Paura” sono film di culto assoluto e tutti gli altri film che
ho fatto con Fulci sono conosciuti e apprezzati, “Sette note in
nero”, “Gatto nel cervello”, “Manhattan Baby”, come pure i
film western. Come le produzioni cui ho partecipato con Lamberto
Bava, Sergio Martino, Umberto Lenzi. In Usa e in Uk gli appassionati
e i collezionisti sono informati e preparati.
Frizzi in Pop Art (da una foto di Floriana Ausili) |
Mistero,
paura e horror creano emozioni che la musica può rappresentare nel
modo migliore?
Certamente
la colonna musicale di un film ha un ruolo importantissimo per il
racconto, come complice degli attori, della storia, della crescita
emozionale che coinvolge lo spettatore. Quando si parla di mistero e
paura la musica può essere un elemento ancora più importante.
Qualcuno ha sottolineato come, nelle produzioni che ho condiviso con
Fulci, ci sia una sorta di identificazione della musica con il film.
Un’analisi che mi onora e mi lusinga.
Lei,
che ha lavorato con tutti i registi amati da Quentin Tarantino, cosa
hai provato quando il suo brano (sette note in nero) è stato
inserito nella colonna sonora di Kill Bill vol. 1?
Quentin
Tarantino è una di quelle persone che hanno raccolto quest’aria di
leggenda che aleggiava da tempo intorno alla figura di Fulci e degli
altri registi di genere e l’ha in un certo senso ufficializzata e
codificata. Fra l’altro in un’epoca difficile, come quella
odierna, anche per il cinema americano, avere come riferimento
registi dagli ottimi risultati ottenuti con budget molto contenuti,
può essere un esempio utile. Quando ho saputo che Tarantino aveva
chiesto di utilizzare il tema del carillon di “Sette note in nero”
che avevo firmato con il mio trio parecchi anni prima, la gioia è
stata forte. Anche l’utilizzo che è stato fatto sulla scena di
“Kill Bill” del nostro tema ci ha lasciato senza parole, come
dire l’uso perfetto delle materie prime. E poi dopo
quell’esperienza il progetto “Frizzi 2 Fulci” mi è sembrato
ancora più giusto e possibile.
La locandina di "L'aldilà" di Lucio Fulci |
Musicalmente
parlando, oltre all’amore per Crosby, Still, Nash & Young,
Simon & Garfunkel, cosa la lega agli Stati Uniti?
Sono
nato nel 1951, da lì al giorno in cui ho formato la prima band, il
1965, ho ascoltato di tutto, con la complicità di una famiglia
innamorata della musica. Mia zia conosceva molto dello swing
americano, Sinatra, Perry Como, Dean Martin erano i benvenuti a casa
Frizzi, insieme ai Platters, il giovane Elvis e tanti altri. Poi è
arrivata la passione per Country, Soul, Rock e tutto il resto.
Qualche
nome? Beach Boys, Bob Dylan, Doors, Pete Seeger, Joan Baez, James
Taylor, Chicago, Toto… Era
un’epoca meravigliosa in cui era possibile seguire tutta la musica
che era prodotta. E le influenze erano forti e inevitabili.
Copyright
by William Molducci
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