After Hours - Fuori orario
di Lucia Casadio
Sono
le 11 a Bologna. Puntualmente sono in ritardo, esco velocemente dal
condominio e mi dirigo a passo spedito verso via Zamboni. Un quarto
d'ora e sono arrivata. Sono
le 11 e 30 nell'aula III, una delle numerose aule universitarie di
via Zamboni, una di quelle vecchie, con i banchi e le sedute di legno
che, in un crescendo, si allontanano sempre di più dalla cattedra
del professore, centro nevralgico delle attenzioni degli studenti.
La
lezione sarebbe dovuta iniziare alle 11 e ormai che anche il quarto
d'ora accademico è passato, tra scambi di opinioni e programmi per
la serata, le possibilità di vedere entrare il professore dalla
porta sono ormai esigue, se non nulle.
Sono
le 11 e 30 ed entra quello che al liceo si sarebbe chiamato bidello
per avvisarci che il professore è impegnato in una riunione di
dipartimento che si sta prolungando più del previsto. Uno sguardo
tra colleghi, il pensiero è uno e comune a tutti: "Non
arriverà, niente lezione oggi".
Sono
le 11 e 35 e l'aula III è vuota. Mi dirigo verso due rampe di scale
che conosco a memoria, scendo i gradini in un gesto ormai meccanico e
guardando le pareti dipinte che mi circondano riesco a orientarmi e a
capire quanto manca all'uscita.
Sono le 11 e 40 fuori dalla facoltà e davanti all'ingresso ci siamo noi studenti, due turisti e qualche simpatico ragazzo che cerca di venderci accendini o pacchetti di fazzoletti; nell'aria certamente ossigeno e ancora più certamente nicotina. Le voci si mischiano e si accavallano a sonore risate: un bel trambusto per chi non è abituato, un leggero ronzio per chi frequenta quotidianamente via Zamboni.
È uno strano meccanismo l'abitudine, ci consegna indifferenza e apatia in cambio di una buona dose di stabilità e sicurezza; un compromesso di cui molti non possono fare a meno, una costrizione da cui invece altri fuggono. È un processo inconscio e ne diventiamo consapevoli solo quando nasce in noi il bisogno di novità e di maggiore libertà, o quando qualcuno si sorprende di qualcosa che a noi non sorprende più, assorbito com'è nella nostra routine.
Sono le 11 e 45 e posso dire con certezza che quel tocco d'arte che investe i muri della mia università è per me abitudine; non per questo però cessa di essere arte. L'ho realizzato ora, quando ho visto un signore tedesco fotografare una delle tante pareti dipinte.
Sono le 13 e dopo un pranzo veloce a casa sono di nuovo in via Zamboni, con una macchina fotografica al collo. Inizio a scattare e a ogni click riscopro quella novità che mi aveva colpito il primo giorno di università, quando spaesata salivo per la prima volta quelle scale che ora conosco a memoria.
Sono
le 14 e sull'agenda che porto sempre con me inizio a scrivere parole
che escono da sé. Parole che sono accompagnate da una promessa fatta
a me stessa e che mi ripeto in testa: "Non farti sovrastare
dall'abitudine, fotografa di più, non rinunciare alle novità, vivi
scoprendo, non trascurare i dettagli".
Sono le 15 e c'è tempo solo per un caffè al volo in piazza Verdi, sta per iniziare una nuova lezione, forse.
Altri Street Photography di Lucia Casadio:
Bologna, Via Zamboni, 38
Bologna, Lucio Dalla - All'amico Lucio
Copyright
by Lucia Casadio
1 commento:
Bello. Mi è venuta voglia di rivedere il film di Scorsese
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