di
William Molducci
Dino
Sarti è stato chansonnier e showman, artista di night-club e di
cabaret, autore di canzoni, attore e scrittore, ma soprattutto un
grande figlio di Bologna.
Il
14 agosto 1974 il Comune di Bologna, su idea del sindaco Renato
Zangheri, organizzò per i bolognesi rimasti in città, uno
spettacolo in Piazza Maggiore, incaricando Dino Sarti di condurli
verso il ferragosto. Quella sera migliaia di persone si ritrovarono
in piazza per applaudire il cantante bolognese, nonostante lo
scetticismo che aleggiava in città: “Me
a dégh che al séndick l'è dvintè màt: fèr un spetàcuel propri
incû che a Bulagna a gni è inciòn!”.
Dopo
quel concerto Dino Sarti diventò ancora più famoso in città e le
sue canzoni iniziarono a essere conosciute nel resto d'Italia,
facilitato dal fatto che erano metà in dialetto e metà in italiano.
Da “Spomèti” a “Bologna campione”, da “Tango Ibezéll” a
“Viale Ceccarini Riccione”, dalla giovane che cerca “Un
biglietto del tram per Stella” lungo via Indipendenza fino a “Prova
d’amore”, ispirata al personaggio felliniano di Lallo, grazie a
Tonino Guerra che gli aveva fatto leggere in anteprima la
sceneggiatura di “Amarcord”.
La serie di album "Bologna invece" si compone di 4 volumi, pubblicati tra il 1972 e il 1975 |
La
carriera dello “sciomen” petroniano ebbe inizio a metà degli
anni cinquanta, quando si esibiva nelle balere e alle feste
dell'Unità, smessi gli abiti di operaio metalmeccanico. Nel 1958,
dopo aver partecipato alla prima edizione del Festival di Castrocaro,
grazie al maestro Pino Calvi, ottenne un contratto discografico e
incise il suo primo 45 giri: “Giorgio/La pasta asciutta”.
Dino Sarti dal vivo in un night |
Nel
1972 collaborò con Donatella Moretti, per cui scrisse “Malgrado
ciò ti voglio bene” e con Fred Bongusto, firmando i testi di "Non
è un capriccio d'agosto" e “Un’occasione per dirti che ti
amo”. In quel periodo si esibiva regolarmente al Derby, il famoso
locale milanese.
È
stato anche un interprete di cover, rigorosamente in dialetto
bolognese, di brani stranieri, specialmente della scuola francese,
come nel caso di “Non, je n'ai rien oublié” di Charles Aznavour,
tradotta in “No, an me scurdarò mai” oppure “In dal pôrt
d'Amsterdam” di Jaques Brel, autore anche di “Les vieux”,
diventata “I vic'”. La sua parodia di “New York, New York”
tradotta in “A vag a Neviork”, fu molto apprezzata, per non
parlare di “Dormi Brel”, un omaggio al grande chansonnier belga,
scritto insieme a Castellari e “Nathalie” di Gilbert Becaud. Sua
la sigla dello sceneggiato TV “Il passatore”, scritta con il
maestro Piero Piccioni.
A
metà strada tra un cantautore e uno show man, il cantore di Bologna
ha avuto il suo periodo d'oro tra gli anni '70 e '80, di lui Enzo
Biagi diceva: “... le canzoni
di Dino Sarti, hanno il sapore del pane all'olio e rispecchiano il
carattere della mia gente ….".
Dino
Sarti scriveva i testi delle sue canzoni, mentre le musiche erano
quasi tutte di Corrado Castellari, noto per avere composto successi
per Mina, Milva, Iva Zanicchi, Ornella Vanoni, Adriano Celentano,
Stefania Rotolo e Fabrizio de Andrè (sua la musica de “Il
testamento di Tito”).
La copertina del libro "Il tango è imbecille?" |
Sarti
era dotato di un particolare umorismo, che sapeva trasferire al
pubblico, sia dal vivo sia per mezzo dei dischi; il primo dei quattro
volumi di “Bologna invece” vendette oltre 100.000 copie. Era
insuperabile nel descrivere luoghi, personaggi, tic e stereotipi del
bolognese medio. Il suo era un microcosmo di personaggi oramai
relegati nella memoria di chi ha vissuto quei tempi e in qualche film
di Pupi Avati.
Oltre
che cantante è stato attore nello sceneggiato televisivo
“Fontamara”, diretto da Carlo Lizzani, nei film “Vai alla
grande” di Salvatore Samperi, e “Dichiarazioni d'amore” di Pupi
Avati e in un carosello dell'Alka Seltzer, diretto da Gillo
Pontecorvo (episodio: “Sala di consiglio” 1972).
Intensa
anche l'attività di scrittore, iniziando da "Vengo dal night",
dove ripercorre la sua infanzia e con essa la storia di Bologna, cui
sono seguiti “Il tango è imbecille?”, ”O si è bolognesi o si
sa l'inglese” e “Quanto zucchero?”.
Simpatia
e slanci di generosità erano una caratteristica di Sarti, per
esempio Clearco, un suo fan di Genova che gli ha dedicato una pagina
su Facebook, ci ha confidato di avergli scritto una lettera,
ricevendo una risposta scritta e un CD “fatto in casa”, con
canzoni rimaste inedite.
Per
meglio comprendere lo stato d'animo del cantante bolognese, durante
gli ultimi anni di vita, riportiamo uno stralcio di quanto scrisse
Maurizio Cevenini (scomparso nel 2012), in occasione del funerale:
“... Piazza Maggiore 14 agosto;
anche lì c’ero, fresco di diploma quell’estate la passai a
Bologna e il ferragosto di quell’anno fu memorabile. Erano davvero
quarantamila, più della grande festa per la vittoria del referendum
sul divorzio di quel 1974. Forse fu da quella sera, dalle parole di
Zangheri, che Bologna stava cambiando, tre anni dopo arrivò lo
schiaffo violento del ’77 che riportò tutti con i piedi per terra.
Ma quella sera fu indimenticabile, tenne la scena per ore il nostro
caro Dino e forse non si accorse, anche se ci furono altri
appuntamenti, che la sua città il suo dialetto lo stavano
abbandonando. Questa è la verità e me ne accorsi qualche anno fa
quando incontrandolo, ospite di un matrimonio, mi disse che tutti i
sindaci di Bologna, allora c’era Guazzaloca ma valeva anche per gli
altri dopo Zangheri, lo avevano dimenticato. Lo diceva un po’ a
tutti e oggi nel giorno del suo funerale guardando i muri spogli del
Pantheon della Certosa ci vergogniamo. Come capita sempre più spesso
con i figli di questa terra che se ne vanno in silenzio, trascorrendo
lontano dalla città gli ultimi anni della loro vita. Non è stato il
più grande ma certamente il più popolare cantante del dialetto
bolognese. At sàlut Dino, ti grànd”.
Dino
Sarti - “Viale Ceccarini, Riccione”:
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by William Molducci
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