di
William Molducci
Sono
passati 20 anni da quando Sonia Mariotti entrò in uno studio di
registrazione per incidere il brano “Take my heart”, di cui firmò
il testo e da allora la sua passione per la musica è cresciuta
nonostante le difficoltà tipiche di chi entra in questo particolare
settore del mondo dello spettacolo.
Nel
2009 si iscrive al Festival degli Autori di Sanremo, dove partecipa
al campus e nasce la collaborazione con Maurizio Opinato, con cui
scrive il singolo “Cristalli Di Carte”. Il brano arriva alle
finali e Sonia è invitata come ospite della manifestazione. Il brano
fu inserito nella compilation ufficiale del “Festival degli Autori”
e poi nel suo primo album, che porta lo stesso titolo, cui seguirà
“Libera” nel 2011.
Il
suo più recente CD si intitola “Murales”, un lavoro che lei
definisce come un puzzle della sua vita. L'album contiene nove pezzi,
con due ospiti d’eccezione quali Zeno Sala (U2 Zen Garden - Tribute
Band), nel brano “Regalami chi sei” e Danilo Amerio in ”Giocami”.
Ora
sta lavorando a un nuovo singolo e a un videoclip in inglese, con
l'intenzione di proporsi sul mercato estero.
L'intervista
Com'è
iniziata la tua avventura musicale?
Nasce
in pratica con me, avevo sei anni quando i miei genitori mi
regalarono un organo Farfisa a due tastiere. Studiai per quattro anni
con il maestro a casa, ma lasciai convinta perché già mi ribellavo
alle imposizioni e quella non la riconoscevo come mia scelta,
nonostante la passione per la musica. Non era il mio strumento, non
riuscivo a esprimermi come avrei voluto, nonostante l'impegno e
l'attitudine che dimostravo. Continuai in seguito dedicandomi al
canto e ad altre cose.
Quanto
è importante la musica nella tua vita? Vorresti che lo fosse ancora
di più?
Sono
io che forse ho dato un’importanza spropositata alla musica nella
mia esistenza, sono arrivata a sacrificare una famiglia, affetti,
vacanze e amicizie per seguirla. Credo che tutto sia coinciso, in
altre parole le avversità nella quotidianità le lenivo attraverso
la musica, per cui tutto quello che non andava, lo esorcizzavo
attraverso note e melodie, diventando sempre più un’esigenza
vitale d'espressione. Diciamo che riuscivo a sentirmi me stessa solo
con la musica, potevo gridare quello che non andava e riuscivo a
farmi ascoltare. E mi sentivo protetta, sempre. Certo, avrei voluto
farlo di primo mestiere, questo si, ma non sempre quel che vorresti
ti arriva, almeno a me non è mai successo. Ho sempre mandato avanti
tutto di pari passo, la musica non l'ho mai lasciata, non ci sono mai
riuscita. Avrei voluto vivere di musica.
Hai
definito l'album "Murales" un puzzle della tua vita. Fino a
qui è stata complicata?
Ho
avuto la fortuna di crescere con l'esempio di una famiglia molto
unita e dedita al lavoro, due genitori pazzeschi. La mia estrema
sensibilità ha reso sempre ogni cosa molto difficile, ogni
cambiamento, ogni evoluzione. Ho sempre vissuto le cose in maniera
più amplificata del normale, con i mille perché e per come, ma
credo di aver sempre lottato contro una sorte avversa per ogni
singola cosa o scelta di situazione. Ho sempre avuto la sensazione di
scalare una montagna senza mai riuscire a piantare la bandierina
sulla vetta. Sì, la mia è una vita molto complicata, situazioni
sbagliate, persone sbagliate, notti insonni, in pratica un mezzo
disastro. Questo è il motivo principale per cui scrivo con estrema
facilità e riesco a fermare i momenti nei mille dettagli e
sfumature. Mi conosco molto bene come credo di comprendere bene le
sfere emotive dell'individuo che mi sta di fronte.
Il
brano “Murales” è autobiografico, come si esce da situazioni
come quelle descritte nella tua canzone?
Murales
descrive metaforicamente una storia di stalking che ho vissuto a
vent'anni. Neanche troppo metaforicamente perché i muri imbrattati
con il mio nome e insulti me li trovavo in ogni angolo di cemento,
ogni giorno. Come tutte le telefonate anonime con mille voci diverse,
maschili e femminili, i sassi contro i vetri della casa, le minacce
di morte e mille altre cose che mi hanno costretta a innalzare muri
indistruttibili. E la vergogna di
quegli anni, quando mi trovo sul palco a cantare, mi rende fragile
per il timore del giudizio, ma ogni volta vinco, perché la
musica è una cosa bellissima e mi riesce facile. Anche se faccio più
fatica del normale a espormi ed è una lotta continua con me stessa,
riesco sempre a vincere. Non se ne esce del tutto, ti rimane qualcosa
di diverso dentro e ci si convive. Si ha una crescita in umanità che
non ti fa rimpiangere nulla. In fondo non sono altro che il risultato
di tutto quello che ho incontrato sul mio cammino.
Se
ti dico West Coast U.S.A cosa mi rispondi?
Ti
sorrido, col sorriso a cuore caldo. Ci sono cresciuta con quella
musica, in eredità da mio fratello più grande, quindi lo devo
principalmente a lui. E al mio orecchio che ha continuato per quella
strada e oltre. Mi sento sempre gemellata con quelle strade sterrate
e quel sole caldo, tipiche delle zone californiane. Non ci sono
ancora mai andata, ma la vivo in una mia dimensione. Ho scritto
“Cuore d'America” in suo onore.
Tra
i brani dell'ultimo album mi ha colpito “Vivo dentro”...
Si
tratta di uno dei brani più fantasy e introspettivi. Un mondo
segreto nel quale volteggiano elfi, draghi, maghi e castelli. Una
sorta di fiaba che mi tengo addosso quando penso a qualcosa di
meraviglioso ed è una meta che prometto cantando al mio principe.
Qui, infatti, sottolineo la bellezza di un mondo nascosto che vivo in
segreto e che non ritrovo nella realtà. Sono contenta ti sia
arrivata, non è semplice, forse ci si ritrova se almeno in parte ti
rappresenta.
Com'è
nata la collaborazione con Danilo Amerio?
Da
ragazzina avevo comprato un vinile di Danilo: "Buttami Via",
mi piaceva molto. Poi mi sono ritrovata con un suo brano inedito
durante il mio percorso musicale dal mio maestro Dario Lagostina in
Accademia. Lo cantavo sempre, era la mia valvola di sfogo quando
volevo urlare qualcosa a qualcuno, quando dovevo dire delle cose, il
brano era “Giocami”. Quando lasciai per intraprendere il mio
percorso discografico ne parlai con il mio editore, quel brano era
mio da sempre e mi mancava e lui collaborando con Danilo riuscii a
farmelo ottenere. Così ci mettemmo in contatto e nacque la
collaborazione. Danilo Amerio un grande maestro, professionista,
autore e interprete. E' umanamente splendido.
Ti
rivedremo ancora con Zeno?
Con
Zeno ci conosciamo da tanti anni, è sempre stato feeling. Le
collaborazioni con lui sono sempre aperte e possibili. Diciamo che
farà sempre parte del mio cerchio.
Tu
vivi al nord, dove notoriamente le feste di piazza non sono numerose
come al sud, quante opportunità ci sono per gli artisti emergenti di
proporsi per un live?
Non
ce n’è! Devi fare una scelta tra il commerciante di note e
l'artista. Se segui una tua linea editoriale e uno stile è
impossibile avere dei live. Qualche ospitata, ma se il tuo nome non è
conosciuto non ti chiama nessuno. Ti dicono: "E chi è"?
Vanno solo le cover band. Nel mio caso, dopo tre album sarebbe come
tornare indietro. Con tutto rispetto per la bravura di quei gruppi,
ma io devo portare avanti il mio bagaglio. Piuttosto scelgo di fare
poco, e compenso con un lavoro quotidiano da sempre per riuscire a
mantenere la mia passione, la mia musica.
Com'è
Sonia quando si spengono le luci del palco?
Per
quelle poche volte che si sono spente ti posso dire che è buio e
silenzio. E' un ritornare nella realtà di tutti i giorni. La mia
difficoltà sta proprio nel riuscire a sdoppiarmi continuamente tra
vita artistica e quotidianità. Nel mio lavoro di tutti i giorni non
posso permettermi di essere artista. Per quello i giorni liberi li
passo nella musica, perché è un ritrovarmi. Io starei giorno e
notte negli studi di registrazione a lavorare e a creare. Ed è un
continuo vivere in doppio, in sostanza due vite in una. Bello sì, ma
non riesci mai a concretizzarne una vera, sali e scendi continuamente
da un treno e sono grandi sacrifici; però Sonia è anche solarità e
positività, a tratti comica. Una burlona insomma. Credo sempre che
qualcosa di bello si possa avverare.
Che
cosa vedi di fronte a te quando ti esibisci?
Vedo
una strada, una strada di bosco, o una più sterrata e arida al sole.
E sempre me stessa. Tutto ciò che canto, che dico lo prendo dalla
mia vita, sono dentro per forza. E ogni volta rivivo quello che
racconto. Per quello a volte è tanto difficile non emozionarsi
forte. Non riesco a essere distaccata come dovrei, a tenere la
distanza da quello che canto. Perché è tutta roba mia. Vorrei
essere glaciale, ma non ci riesco.
Hai
appena terminato un video e un nuovo singolo (in inglese), in questa
Italia ferma al palo la creatività non si arrende?
No!
Non si arrende. Io non mi arrendo, ferma non ci so stare. Giro
prendendo appunti su foglietti di frasi che mi vengono in mente, di
cose che vedo, spunti che improvvisamente mi arrivano, anche di
notte. Si, sto lavorando a un singolo in inglese con annesso
videoclip. Ci dirigiamo verso il mercato estero, ci si prova almeno.
Qui le cose sono complicate, non c'è molto spazio. Anche se credo
sempre che la qualità si possa apprezzare dappertutto.
Tutti
i tuoi testi di “Murales” hanno un’anima, quanto sono
importanti le parole per te?
Sono
fondamentali in una canzone. Io arrivo dalla vecchia scuola, quella
cantautorale. Devo dire delle cose vere, che mi rappresentano. Mi
devo raccontare sempre. Posso trasgredire sulla melodia, magari meno
impegnata, ma devo compensare con un testo importante. Peso molto le
parole, è vero. Io ne ho una sola, di parola intendo.
Parlaci
del team Advice music?
Collaboro
con Advice Music da circa sei anni, posso considerarla la mia seconda
famiglia. E' un lavoro di squadra capitanata da Alberto Boi, stima e
professionalità alla base di tutto, è così che si vince.
Ruotano
all'interno figure insostituibili, oltre ad Alberto Boi ci sono: Tato
Grieco, l'Alan Parson italiano, programmatore tastiere e arrangiatore
sempre alla ricerca di suoni e mondi differenti, tutti della vecchia
guardia della Fonit Cetra. I miei autori preferiti Sergio Vinci e
Dino Vollaro, un back vocalist eccellente e vero artista: Alberto
Cimarrusti, Gabriele Paganoni batterista e per ultimo la figura
geniale di un giovanissimo Marco Del Torchio, un attore e doppiatore,
che si diletta nella regia di videoclip e fotografia. A tutti loro un
grazie immenso.
Recentemente
hai partecipato al Contest Musicale per la Musica d'Autore in ricordo
di Patrizio Martucci, insieme a tanti tuoi colleghi, una bella
esperienza?
Si
bellissima. Sono stata invitata a questa manifestazione per il
secondo anno consecutivo. Un bellissimo evento live che a mio parere
tenderà a ingrandirsi. Regna l'amore di un padre (Francesco
Martucci) e dell'amico organizzatore Leonardo Geri, nel creare in
memoria del figlio Patrizio scomparso prematuramente e tragicamente
agli albori del successo nella musica Italiana, un evento musicale
ricco di passioni e collaborazioni. Hanno aderito artisti tra i quali
Danilo Amerio, Vittorio de Scalzi, Alessandro Canino e Andrea
Mingardi, otre a tutti gli altri presenti. Sono davvero onorata che
si siano ricordati anche di me.
Progetti...
Questo
nuovo singolo e molti altri. Un brano da spot, da film, tanti live e
che altro? Un MIRACOLO!
Si ringrazia Sonia Mariotti e il suo ufficio stampa per la disponibilità del materiale fotografico
Si ringrazia Sonia Mariotti e il suo ufficio stampa per la disponibilità del materiale fotografico
Copyright by William Molducci
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