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martedì 17 maggio 2016

Street Photography Now, Sophie Howarth, Stephen McLaren

Thames & Hudson, London, 2011, 240 p.

di Simonetta Sandri

Continuando nella nostra ricerca ed avventura nel mondo accogliente ed avvolgente della street photography, eccoci ora, immobili e quasi rapiti, davanti a 301 illustrazioni a colori ed in bianco e nero, raccolte in un libro che presenta gli scatti della vita di ogni giorno di 46 fotografi contemporanei. Le 240 pagine di cui è composto questo volume contengono anche immagini di maestri dell’agenzia Magnum come Bruce Gilden, Martin Parr and Alex Webb, unitamente a quelle di fotografi internazionali emergenti, le cui biografie illuminano le storie raccontate in immagini per le strade brulicanti, affollate e colorate di New York, Tokyo, Delhi, Parigi, Mosca o Dakar. 

 
 
Siamo di fronte ad una conversazione globale della strada con la strada, per la strada e lungo la strada. In queste immagini talvolta mozzafiato, vediamo e tocchiamo l’essenza dell’uomo, la sua natura, lo spazio aperto, uno spazio per tutti e di tutti, dove l’apparenza e la comparsa / scomparsa di ognuno di noi spesso si presentano sulla scena senza alcun filtro. La strada non guarda, non presta attenzione alcuna, spesso ignora e ci lascia liberi di camminare. Perché un fotografo della strada è prima di tutto un camminatore, un vero, costante ed instancabile walker, che prima osserva ed annusa e solo dopo, magari, si fa accompagnare dalla macchina fotografica. I gesti, i passi, le espressioni, i sorrisi, le camminate furtive, i piccioni che svolazzano, i campanili che svettano, due amanti che si baciano vengono colti, quasi furtivamente, da un apparecchio che immortalerà pensieri, parole, gesti e sentimenti. Un apparecchio che quel fotografo sbarazzino ed incurante ha magari ricevuto in dono, il giorno del suo compleanno, dal suo affezionato e tenero amore.
Un apparecchio ricco, quasi magico, per la sua forza formidabile, il suo colore, la sua energia e l’amore che racchiude e si appresta immancabilmente ad immortalare.

La copertina del libro di Sophie Howarth e Stephen McLaren

Nel testo in questione è molto bella la foto del 2007 dell’inglese Polly Braden, di una night walk dell’anziana signora di Xiamen, in Cina. Una signora anziana dolorante, con bastone e sacchetto della spesa, sfila davanti ad un magazzino poco illuminato che ospita vestiti da sposa ricamati bianchi e rosa. Siamo di notte, una notte qualsiasi, una notte come tante altre, la strada è poco illuminata, salvo una fioca luce sulla vetrina. La signora torna a casa, pensa, forse alla fatica che fa nel camminare, forse all’adorato marito che aspetta lei ed il suo the verde nel sacchetto stropicciato appeso al bastone, forse semplicemente a come evitare la pozzanghera che si profila insidiosa e minacciosa di fronte a lei. E’ una vita immaginata, una realtà che non si nasconde, un oceano di pensieri, uno scatto d’amore. Un altro fotografo inglese, David Gibson, in alcune pagine più avanti, immortala uno spazzino che si ritrova improvvisamente di fronte, sul selciato, ad un cartello con scritto why? Una domanda che lo perseguita, che insegue ognuno di noi. Una strada che in un qualche modo inatteso, gli comunica empatia, che mostra il suo messaggio e la sua eleganza nascosta, le sue assurdità occasionali, che permea la vita di persone ordinarie. Continuiamo ad immaginare, allora, a vedere la strada come uno splendido fiume in piena.
Un’altra fotografia scattata a Parigi, nel 2000, da Richard Kalvar, ritrae una coppia sulle panchine del giardino di Lussemburgo. Kalvar si definisce un Earthling, ovvero un umano che abita la terra, una persona devota ad essa. E questa foto ferma i pensieri di una ragazza che parla al fidanzato, gesticola, lui l’abbraccia e la tiene stretta. Spesso si vorrebbe essere tenuti cosi stretti. A volte lo si è davvero, a volte lo si è senza saperlo. Fotografia e realtà sembrano andare insieme, a braccetto, unite ma, secondo questo fotografo, non è affatto così, almeno quasi mai. Una fotografia, infatti, è spesso astratta dalla realtà, immobile, quasi congelata nel tempo, silente ed ignorante di tutto ciò che è al di fuori del quadro. L’odore è andato e talora anche il colore. I due innamorati sono lì, in un’immagine ferma, ignari di ciò che accade intorno a loro, ragazzini che giocano a palla, amiche di vecchia data che chiacchierano sulla panchina poco distante, foglie secche a terra che voleranno via al primo alito di vento.

Street photography now in versione Pop Art

Seguono poi fotografie, dello stesso autore, di persone che telefonano, quasi in posa, di fronte ad un cartellone pubblicitario, di fianco ad un albero per strada, in una cabina telefonica con accanto motorini rombanti. Mi piace immaginare a chi telefonano, cosa sussurrano, che appuntamenti prendono, quali impegni assumono, come pronunciano “ciao mia adorata”, lungo le romantiche strade parigine. Martin Kollar ferma poi l’immagine di un ragazzo dal maglione a rombi colorati che, abbandonata la sua vecchia ma fedele bicicletta sul selciato, infila la testa in un tombino, in una città sperduta della Romania. Accanto a sé appoggia delicatamente un libro rosso, un gallo attraversa la strada, una carrozza trainata da cavalli bianchi in lontananza. Quel libricino rosso, prezioso, forse contiene appunti, note o poesie, magari pensieri di una vita di innamorato. Oppure semplicemente vi sono annotati i conti delle spese di casa e della famiglia numerosa. Altre pagine poi vanno alla ricerca della luce, luce che trasforma l’ordinario in magico. Si corre dietro ai cuori, ai colori, al bianco e nero, alle sfumature di un passo o di un gesto. Le fotografie contenute in questo volume sono tante, tutte un po’ magiche. Molte immagini sono a volte forse più domande che risposte. Ma a noi piace anche questo dilemma
Capite ora perché è affascinante percorrere queste pagine, sfogliare tante immagini diverse. Perché si vede, si intravvede, si immagina, si sogna, si condivide, si pensa, si soffre e si gioisce insieme ai personaggi fermati sulla carta, si cammina con essi.
Spesso si ha la sensazione di essere davanti a scene di fiction create e modellate dalla realtà. Si vede e si interpreta la mimica di tanti personaggi curiosi. Si sente il movimento, il respiro, la vita, il mondo intorno a noi. Troppe foto da raccontare, troppe vite da disegnare e da immaginare. Dovete sfogliare voi. Buona visione a tutti, allora.
Sophie Howarth è una scrittrice ed insegnante, curatrice di programmi alla Tate Modern, autrice di Singular Images: Essays on Remarkable Photographs. Stephen McLaren, fotografo, scrittore e curatore di varie pubblicazioni, tiene anche seminari di street photography. Insieme hanno curato anche Onto the Streets, una mostra di street photographer londinesi che girato l’Europa nel 2006 and 2007.

Copyright © by Simonetta Sandri

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